Kafka e il nucleare

Kafka e il nucleare

Come avvoltoi kafkiani, i nuclearisti continuano a beccare i piedi degli italiani. Questa volta speculando sull’imminente ulteriore impennata delle bollette energetiche.

Tuttavia, oltre all’eccesso di domanda avuto alla fine del rigido autunno scorso, le principali cause dell’andamento apparentemente schizofrenico del prezzo europeo del gas, che i GRE prospettarono già a settembre 2021[1], sono essenzialmente esogene al sistema. Economiche ma forse anche geopolitiche. In ogni caso non struttuali.

L’Europa alla “canna del gas”

Sulla base degli esiti delle aste pubblicate da EuRoPol GAZ sulla piattaforma GSA, Gazprom non ha ancora prenotato le quote per il gasdotto Yamal-Europa per far transitare il suo gas attraverso la Polonia[2]. Anzi, da giorni i flussi sembrerebbero diretti verso Mosca[3]. D’altronde per il colosso energetico russo, i suoi clienti europei come Francia e Germania avrebbero già ottenuto le forniture da contratto e non risulterebbero richieste di forniture aggiuntive[4].

Il Nord Stream 2 è il gasdotto di proprietà di Gazprom e che collegherà direttamente la Russia con la Germania passando sul fondo mar Baltico. Tuttavi la sua entrata in esercizio attende ancora la certificazione dell’agenzia di rete tedesca Bundesnetzagentur, finalmente annunciata per i prossimi mesi[5]. E resta il problema dell’unbundling[6], per il quale occorre il nullaosta della Commissione europea. Nonostante l’iniziale via libera americano[7], il North Stream 2 taglierebbe fuori l’Ucraina dai diritti di transito[8]. Ma la destabilizzazione dell’area sarebbe soprattutto di tipo politico[9] e un’invasione russa dell’Ucraina potrebbe portare allo stop americano sul gasdotto[10].

Per aiutare l’Europa, decine di navi cisterna statunitensi piene di gas naturale liquefatto destinato all’Asia sono state dirottate verso il Vecchio continente. E in una settimana (complice anche il clima più mite) i Dutch TTF Gas Futures scambiano il gas da 180 a 96,5 euro/Mwh[11]. Ovviamente è solo una vendita spot: un ottimo affare per gli americani e al tempo stesso un segnale politico.

«Una mano bruciata è la migliore mestra»

Nonostante i 56 reattori operativi ed una produzione di energia nucleare superiore al 70% del totale[12] (la percentuale di produzione nucleare più elevata al mondo), la Francia è sull’orlo di una crisi energetica. Sono 21, infatti, i reattori fermati per manutenzione programmata o problemi tecnici (l’ultimo a Tricastin[13], in un impianto attivo da ben 47 anni): e così la Francia, da esportatore di energia, è stata costretta ad affidarsi all’estero per soddisfare la domanda interna raggiungendo quasi la massima capacità tecnica per le importazioni[14]. Con 14 impianti dismessi, 19 operativi ma ultraquarantenni, ed altri 10 tra i 30 e 40 anni[15], la Francia ha già deciso di ridurre il peso del nucleare nel proprio mix energetico fino al 50%[16] ma per finanziare la sua industria nucleare in profondissima crisi necessita dei bond “verdi”.

La Germania, dal canto suo, considera l’atomo un business economicamente morto[17] e entro il 2022 concluderà il processo di dismissione dei suoi sei impianti nucleari[18]. Il governo tedesco punta tutto su gas e rinnovabili[19]: l’obiettivo per queste è arrivare all’80% del mix entro il 2030, espandendo le infrastrutture eoliche e solari. Ma, pur contraria alla decisione della Commissione UE sulla tassonomia verde, Bonn non avvierà azioni legali (al contrario di Austria[20], Lussemburgo[21] e Spagna[22], la quale dirà l’addio al nucleare entro il 2035[23]) ed attenderà il Consiglio europeo per discutere nel merito.

In questa partita globale, noi che ruolo giochiamo?

Come sempre, purtroppo, l’Italia sembra peccare in strategia e ripiega sulla tattica dell’attendismo. Non senza contraddizioni[24]. Ufficialmente l’Italia è decisamente pro-rinnovabili: il governo ha messo l’energia e il clima al centro della sua agenda politica. Ma i prezzi impazziti del gas hanno costretto la riattivazione delle centrali a carbone dell’A2A a Monfalcone (Gorizia) e dell’ENEL a La Spezia[25].

Il Piano nazionale per l’energia e il clima[26] ha fissato obiettivi molto ambiziosi per le rinnovabili entro il 2030, puntando a raggiungere il 30% nel consumo totale di energia e il 55% nella produzione di energia elettrica[27]. Nel 2020, l’Italia, a fronte di un fabbisogno di energia di 301,2 terawattora, ha prodotto 271,6 terawattora[28].

Gli obiettivi dell’Italia

La quota del 30% di rinnovabili prevista dal PNIEC include al suo interno tre diversi contributi, ovvero la generazione elettrica da fonti rinnovabili, il consumo di fonti rinnovabili per il riscaldamento e il raffrescamento e il consumo di fonti rinnovabili nei trasporti. Tuttavia il rischio è che, nonostante il trend di crescita sia per il fotovoltaico che per l’eolico, continuando ad installare impianti al ritmo attuale il divario tra la potenza installata attuale e gli obiettivi del PNIEC resterebbe molto rilevante[29].

Nonostante la produzione di energia nucleare in Italia sia vietata, nonostante nell’Europa post-Brexit la tassonomia green sia solo l’ultimo campo di battaglia per la leadership tra Francia e Germania, nonostante la potenza nuclearista Francia sia stata appena costretta a rimettere in funzione sei centrali che funzionano a petrolio[30], dalle nostre parti non la si smette di proporre[31] – se non addirittura voler imporre – soluzioni semplici a problemi complessi[32].

La linea da seguire, invece, è quella tracciata nel PNIEC, ovvero un mix con un peso delle rinnovabili naturali sempre maggiore. Ma per centrare gli obiettivi la soluzione va trovata da oggi, non a partire dal 2050.

Lo sviluppo del fotovoltaico, ad esempio, è ancora frenato dalla burocrazia, soprattutto per impianti utility-scale. Mentre il fotovoltaico a terra in aree agricole va assolutamente vietato, l’agrovoltaico, ovvero il posizionamento di impianti su strutture esistenti non consuma suolo e può essere pienamente complementare – per connessione – all’impresa multifunzionale[33].

L’opportunità delle aree contaminate

Ma la grande opportunità è quella da “aree contaminate”: per i soli quarantacinque Siti di interesse nazionale (SIN), la superficie complessiva a terra è pari a 171.211 ettari e rappresenta lo 0,57% della superficie del territorio italiano[34]. A cui vanno aggiunti quasi 35.000 Siti di interesse regionale (SIR), tra potenziali e accertati, per una superficie a terra di circa ulteriori 100.000 ettari, pari allo 0,33% del territorio italiano[35]. Aree disponibili e da bonificare urgentemente, in cui all’emergenza ambientale sia associa un’emergenza socio-sanitaria[36].

Il Parco solare più grande d’Europa sarà il progetto francese Horizeo[37]: una centrale da 1 GW (produzione di energia elettrica equivalente al consumo annuo di oltre 600.000 persone) che verrà realizzata al costo di 1 miliardo di euro su un’area privata di circa 1.000 ettari. Ipotizzando tali riferimenti come unità di misura semplificata, l’energia che potrebbe generarsi dalla realizzazione di parchi solari su solo la metà della superficie dei SIN italiani sarebbe di circa 85 GW a fronte di un costo di circa 85 miliardi di euro. Ciò permetterebbe di raggiungere almeno tre obiettivi contemporaneamente:

  • in primis colmare interamente il gap potenziale rispetto agli obiettivi del PNIEC al 2030 per il settore fotovoltaico, stimato in 23 GW, divario sarà ancora più marcato alla luce delle rinnovate ambizioni europee in tema di FER presenti nel pacchetto “Fit for 55”[38];
  • addirittura incrementare la produzione energetica rinnovabile complessiva in una misura di gran lunga superiore ai circa 60 GW previsti dal PNIEC in aggiunta ai ai 56 GW attivi al 2020;
  • infine avviare seriamente a bonifica una superficie superiore a 4,5 volte quella della città di Milano, possibilmente tramite processi a basso impatto ambientale, come il fitorimedio, in cui l’attività di ricerca di ENI rappresenta un’eccellenza internazionale[39].

«Non lottando mai, si è sempre vinti»

Per rendersi conto della portata di un’operazione di questo tipo rispetto all’atomo, si consideri che i costi di realizzazione del terzo reattore presso la centrale nucleare francese di Flamanville sono schizzati a 19,1 miliardi di euro[40]: si tratta del più moderno impianto in costruzione in Europa, un EPR di generazione III+ progettato per fornire alla rete elettrica una potenza nominale di “soli” 1600 MW.

E torniamo a Kafka. Mentre l’uomo de “L’avvoltoio” è inerme e si sente colpevole pur non sapendo di cosa, l’Italia e gli italiani non devono essere arrendevoli rispetto alle tesi nucleariste perché, come dimostrato, la strada intrapresa l’8 novembre 1987 è quella vincente. Ancor più nel 2022.

 


[1] Carissimo gas: rischio inverno al freddo? – Gruppi Ricerca Ecologica, 25 settembre 2021

[2] Gas, Gazprom rinuncia all’asta sul gasdotto Yamal-Europa via Polonia. Agenzia SPUTNIK ITALIA, 1 gennaio 2022

[3] Gasdotto Yamal-Europe, flussi ancora verso Est – La Stampa, 28 dicembre 2021

[4] Gazprom does not book Yamal-Europe pipeline capacity for eighth day in a row – Agenzia TASS, 27 dicembre 2021

[5] Nord Stream 2 go-ahead could come in mid-2022 – Uniper CEO – Agenzia REUTERS, 4 gennaio 2022

[6] Iden M. Nord Stream 2: Time To Circle The Wagons on Unbundling. Pipeline Technology Journal, 11 settembre 2021

[7] Hackenbroich J, Liik K. The Nord Stream 2 dispute and the transatlantic alliance. ECFR.eu, aprile 2021

[8] Scholz, siamo responsabili del transito del gas in Ucraina. Agenzia ANSA, 17 dicembre 2021

[9] Pifer S. Nord Stream 2: background, objections, and possible outcomes. Brookings Institution, aprile 2021

[10] Nord Stream 2 gas unlikely to flow if Russia renews Ukraine aggression, U.S. says. Agenzia REUTERS, 21 dicembre 2021

[11] In forte calo i prezzi del gas in Europa. Agenzia AGI, 27 dicembre 2021

[12] Nuclear Share of Electricity Generation in 2020. IAEA – Power Reactor Information System

[13] Francia. Nuovo incidente ad una centrale nucleare. Notizie Geopolitiche, 229 dicembre 2021

[14] France faces power crunch once mild weather ends, grid operator says. Agenzia REUTERS, 30 dicembre 2021

[15] IAEA PRIS

[16] France 2021. Energy Policy Review. International Energy Agency

[17] Il nucleare? Per Rwe “è un business economicamente morto”. QualEnergia.it, 28 dicembre 2021

[18] La Germania staccherà la spina a tre delle sue ultime sei centrali nucleari. Energia Oltre, 31 dicembre 2021

[19] Germany 2021. Energy Policy Review. International Energy Agency

[20] Austria: “Nucleare fonte sostenibile? Pronti a fare causa contro l’Ue”. TGCOM24, 3 gennaio 2022

[21] Lussemburgo: Nucleare? Dall’Ue provocazione, pronti ad agire. Agenzia ANSA, 3 gennaio 2022

[22] Nucleare, la Spagna boccia la proposta dell’Ue: atomo e gas non sono green. La Stampa, 2 gennaio 2022

[23] La Spagna vuole essere rinnovabile: addio al nucleare entro il 2035. Rinnovabili.it, 13 febbraio 2019

[24] Cingolani agli studenti: «Il nucleare è il futuro. Le nuove centrali saranno la soluzione a tutti i problemi». Open online, 13 dicembre 2021

[25] Energia, tempesta perfetta. E l’Enel deve riaccendere il carbone alla Spezia. Il Sole 24 Ore, 17 dicembre 2021

[26] Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima. Dicembre 2019

[27] Italy overview. International Energy Agency

[28] Lo storico dei dati statistici sull’energia elettrica e l’ultimo bilancio elettrico. Terna

[29] Rinnovabili: Europa e Italia mancheranno gli obiettivi al 2030, a meno che… . RiEnergia, 3 agosto 2021

[30] Energia, ancora record per il prezzo del gas. Azzerate le forniture Russia-Germania via Yamal. La Francia riattiva le centrali a petrolio. Il Fatto Quotidiano, 21 dicembre 2021

[31] Mattioli G, Scalia M. Il nucleare senza futuro, spacciato come una possibile soluzione. QualEnergia, 3 gennaio 2022

[32] Giubilei F. Il vero danno: l’ambientalismo del “no a tutto”. Il Giornale, 4 gennaio 2022

[33] Fotovoltaico e consumo di suolo: i dubbi e le proposte degli agricoltori. Corriere della Sera, 26 ottobre 2021

[34] Siti di interesse nazionale (SIN). ISPRA- SNPA

[35] Lo stato delle bonifiche dei siti contaminati in Italia: i dati regionali. Rapporto ISPRA 2019

[36] Pasetto R, Fabri A (Ed.). Environmental Justice nei siti industriali contaminati: documentare le disuguaglianze e definire gli interventi. Roma: Istituto Superiore di Sanità; 2020. (Rapporti ISTISAN 20/21).

[37] ENGIE and NEOEN present the HORIZEO project, a low-carbon energy platform unprecedented in France

[38] European Green Deal: Commission proposes transformation of EU economy and society to meet climate ambitions

[39] Le piante che difendono l’ambiente

[40] «Echec opérationnel » et « dérive des coûts» : la gestion de l’EPR, réacteur nucléaire de troisième génération, décriée par la Cour de comptes. Le Monde, 10 luglio 2020

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