Perchè non sarà il nucleare a salvarci dalla crisi climatica

Perchè non sarà il nucleare a salvarci dalla crisi climatica

Ben due referendum hanno bloccato la produzione di energia nucleare in Italia, ma adesso rientrerà nella Tassonomia Ue sulle tecnologie considerate sostenibili. Eppure l’atomo non ha soppiantato le fonti fossili nemmeno in paesi da sempre ben disposti. Sebbene fonti come il solare e l’eolico comportino una produzione energetica ondulatoria, a tirarci fuori dalla crisi climatica non sarà il nucleare. Ciò non per scelta ideologica, ma per ben 10 aspetti pratici:

1 – L’estrazione di uranio inquina

Le emissioni legate all’estrazione e alla raffinazione dell’uranio per alimentare i reattori, oltre a comportare pericolosi fenomeni di radioattività, generano un eccessivo dispendio di risorse idriche e producono circa 130 grammi / kwh di CO2-equivalente (a fronte degli 11 grammi dell’eolico e i 50 grammi del solare).

2 – Lunghi tempi di costruzione

Allestire e avviare una nuova centrale richiede dai 5 ai 10 anni: troppi per rappresentare una risposta al cambiamento climatico entro il 2050[1], come richiesto dall’Accordo di Parigi sui cambiamenti climatici[2].

3 – Costi “normali” esorbitanti

I costi di realizzazione delle centrali[3], del loro mantenimento in produzione per 30 anni e di smaltimento delle scorie sono enormi: ciò spinge il prezzo attuale dell’energia atomica oltre i 150 $/MWh, a fronte di circa 40 $/MWh di solare e eolico, con un chiarissimo problema di competitività.

4 – Alto rischio di default

Nella migliore delle ipotesi un impianto nucleare riesce appena a rientrare nei costi. Ed infatti, mentre per le rinnovabili è in atto la corsa agli investimenti, la quota di elettricità nucleare nel mondo è scesa dal 17,5% nel 1996 al 10,1% nel 2020 e numerose centrali nucleari sono in via di dismissione[4].

5 – Costi e tempi di smantellamento

La gestione del fine vita degli impianti ha una durata media di circa 20 anni. Il decommissioning dovrebbe essere coordinato a livello globale per garantire la maggiore sicurezza e un’idonea bonifica ambientale. Tuttavia ha interessato solo una minima parte delle centrali dismesse: appena il 10%.

6 – Smaltimento scorie

I reattori tradizionali utilizzano appena l’1% dell’uranio contenuto nel carburante nucleare, quelli di nuova concezione (come gli autofertilizzanti) promettono rese del 40 o 50%. Ma il restante rifiuto radioattivo andrà stoccato per millenni. Con la conseguenza di una gestione dei costi (economici e non) molto problematica.

7 – Incalcolabilità dei costi “eccezionali”

La stima del rischio di avere incidenti gravi è incerta per mancanza di informazioni, ed in questo l’AIEA dovrebbe rendere pubblici i propri dati[5]. Le conseguenze di una contaminazione – evento statisticamente non trascurabile – sono spaventose. E di certo risultano insostenibili per un gestore privato[6] nonché difficilmente assicurabili[7].

8 – Rischio proliferazione nucleare

L’uranio “a basso arricchimento ad alto dosaggio” utilizzato in alcuni moderni impianti (come quelli di Terra Power) è appena al di sotto della definizione ufficiale di uranio altamente arricchito utilizzato negli ordigni esplosivi[8].

9 – Il problema del raffreddamento

I reattori tradizionali vengono raffreddati usando un flusso d’acqua continuo che, se interrotto o rallentato, espone a conseguenze disastrose (vedi Fukushima). Quelli di IV generazione, che puntano all’abbandono dell’acqua in favore di fluidi che consentano di operare a temperature più alte (quindi con rendimenti più alti) e a pressioni più basse, non saranno disponibili per l’impiego commerciale prima del 2030.

10 – Piccolo non è meglio. Anzi

I piccoli reattori a fissione modulabili (SMR) rappresentano dei passi in avanti. Tuttavia anche in questo caso il costo dell’energia prodotta (senza contare i costi di smaltimento delle scorie) sarebbe intorno agli 82 $/MWh[9].

 

[1] L. J. Reinders. The Fairy Tale of Nuclear Fusion. Springer Nature, 2021

[2] Accordo di Parigi sui cambiamenti climatici

[3] World Nuclear Industry Status Report 2021 (WNISR2021)

[4] Global permanent shutdowns of nuclear reactors by country 2021. Statista Research Department, Sep 6, 2021

[5] Martin W. Bauer, Sigurd Gylstorff, Emil Bargmann Madsen, Niels Mejlgaard. (2019) The Fukushima Accident and Public Perceptions About Nuclear Power Around the Globe – A Challenge & Response Model. Environmental Communication 13:4, pages 505-526.

[6] Accident Cleanup Costs Rising to 35-80 Trillion Yen in 40 Years. Japan Center for Economic Research, 2019

[7] Liability for Nuclear Damage. World Nuclear Association, 2021

[8] H. Sokolski et al.‘Fast Reactors’ Also Present a Fast Path to Nuclear Weapons, The National Interest, 2/10/2021

[9] M. Ramana et al. Why Small Modular Nuclear Reactors Won’t Help Counter the Climate Crisis. Environmental Working Group, 2021

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