Siccità, il piano del Governo aiuterà anche la biodiversità

Siccità, il piano del Governo aiuterà anche la biodiversità

La situazione della siccità in Italia continua a preoccupare [1], con tre fattori principali che alimentano il problema e che potrebbero portare a un 2023 peggiore rispetto all’anno precedente.

Il nord a secco

Le piogge previste durante il periodo di Pasqua non sono state sufficienti a colmare il deficit causato principalmente dalla scarsità di precipitazioni nevose in inverno [2]. Le previsioni meteo per la seconda metà di aprile non sono particolarmente positive, e il fenomeno potrebbe ulteriormente intensificarsi.

Tra il 6% e il 15% della popolazione italiana rischia di non avere accesso all’acqua potabile nel 2023 a causa della siccità, secondo dati del Cnr [3].

Le misure del Governo

Con il c.d. Decreto Siccità [4], il Governo ha provato a dare risposta immediata ad un problema ereditato da un passato di inazione ed inefficienze. Infrastrutturali e gestionali.

Al fine di aumentare la resilienza dei sistemi idrici ai cambiamenti climatici e ridurre le dispersioni delle risorse idriche, è stato previsto:

  • un regime semplificato per le procedure di progettazione e realizzazione delle infrastrutture idriche che rinvia al modello PNRR;
  • l’aumento dei volumi utili degli invasi;
  • la possibilità di realizzare liberamente vasche di raccolta di acque meteoriche per uso agricolo entro un volume massimo stabilito;
  • il riutilizzo delle acque reflue depurate per uso irriguo;
  • l’introduzione di semplificazioni nella realizzazione degli impianti di desalinizzazione.

Tutto ciò, grazie all’istituzione di un’apposita cabina di regia.

Utilizzare le riserve d’acqua

Oltre al riutilizzo delle acque reflue depurate attraverso il rilascio di un provvedimento autorizzatorio unico, l’idea master è quella di utilizzare riserve d’acqua per irrigare i terreni agricoli durante i periodi di scarsità idrica. Con l’automatica conseguenza di sostenere anche gli ecosistemi locali.

Inoltre possono costituire una fondamentale riserva d’acqua in ambito di protezione civile. Ad esempio nel caso di incendi o eventi sismici.

A quali condizioni verrà aiutata anche la biodiversità?

Il modello deciso dal Governo italiano dovrebbe basarsi principalmente su laghetti e piccoli bacini alimentati dall’acqua piovana, dal ruscellamento di acque superficiali e dalle sorgenti. Gli invasi artificiali, se progettati e gestiti correttamente, possono avere un impatto positivo sulla biodiversità in diversi modi [5]:

  • possono offrire un ambiente favorevole per la vita di molte specie diverse, tra cui pesci, uccelli e piante. Addirittura possono creare nuovi habitat e zone umide, che sono ecosistemi particolarmente importanti per la conservazione della biodiversità.
  • possono fungere da corridoi ecologici, collegando diversi habitat, come zone umide, foreste e praterie. Creare un continuum di habitat consente lo spostamento e la dispersione delle specie. Ma possono anche offrire habitat di riproduzione e rifugio per una varietà di specie, inclusi uccelli e mammiferi che vivono lungo le sponde o nelle aree circostanti.
  • possono aiutare a controllare le inondazioni e a stabilizzare le sponde dei fiumi, riducendo l’erosione e mantenendo gli habitat fluviali in buone condizioni.

I rischi ambientali degli invasi artificiali

Di contro, se non sono progettati e gestiti in modo corretto e comportano alterazione fisica dei corpi idrici, gli invasi artificiali possono anche avere effetti negativi sulla biodiversità.

Ad esempio, possono alterare i regimi di flusso dei fiumi e la loro portata ecologica, le dinamiche della sedimentazione, interferire con i processi naturali di migrazione dei pesci e causare la perdita di habitat (sia acquatica che terrestre) a monte e a valle dell’invaso.

Ed addirittura intensificare la siccità idrologica [6] . O disincentivare l’auspicabile introduzione di colture che necessitino di meno acqua e che resistano al caldo. Oppure non spingere a migliorare i sistemi di irrigazione e proteggere i suoli per favorire l’infiltrazione dell’acqua.

Energia dall’acqua

Gli invasi artificiali possono essere utilizzati anche per produrre energia elettrica. Ciò è possibile attraverso due tecnologie:

  • l’idroelettrico, una forma di energia rinnovabile, pulita e affidabile, che sfrutta la forza dell’acqua in movimento per generare elettricità. Oggi realizzabile in maniera economicamente sostenibile anche a livello micro [7];
  • il “solar-floating” o “floating photovoltaic” (FPV), che prevede il posizionamento di pannelli solari galleggianti all’interno dell’invaso artificiale. Grazie ai quali si ha la riduzione del consumo di suolo che avrebbe comportato l’installazione a terra. Ma anche una maggiore efficienza energetica grazie all’effetto del raffrescamento dell’acqua. E una riduzione dell’evaporazione in quanto limitano l’esposizione diretta al sole della superficie dell’invaso.

Come procedere secondo i GRE

Ma la priorità resta l’adattamento al cambiamento climatico.

Ad avviso dei Gruppi Ricerca Ecologica, la realizzazione di ciascun invaso artificiale andrà valutata attentamente. Al fine di garantire che siano progettati e gestiti in modo da minimizzare gli impatti cumulativi negativi sulla biodiversità. Nonché tenendo adeguatamente conto dell’instabilità e fragilità idrogeologica dei terreni, degli impatti sul paesaggio e dell’ampia variabilità di produzione energetica causata dalla disponibilità di acqua stagionale. Monitorando l’andamento delle opere attraverso piani di monitoraggio ambientale adeguati.

Il tutto indipendentemente dal fatto che si trovino all’interno o all’esterno di siti Natura 2000.


Le tappe fondamentali degli obiettivi ambientali internazionali sul tema ACQUA

  • 1977 MAR DE LA PLATA Conferenza delle Nazioni Unite
  • 1979 DIRETTIVA 79/409/CEE sugli uccelli
  • 1991 DIRETTIVA 91/271/CEE sulle acque reflue
  • 1991 DIRETTIVA 91/676/CEE sui nitrati
  • 1992 DIRETTIVA 92/43/CEE sugli habitat
  • 1992 DUBLINO Conferenza delle Nazioni Unite
  • 1992 RIO DE JANEIRO Conferenza delle Nazioni Unite
  • 1997 MARRAKECH – Consiglio Mondiale sull’Acqua – 1° Forum Mondiale sull’Acqua
  • 2000 L’AIA Forum internazionale UNESCO
  • 2000 L’AIA Consiglio Mondiale sull’Acqua – 2° Forum Mondiale sull’Acqua
  • 2000 DIRETTIVA 2000/60/CE sulle acque
  • 2001 BONN Forum internazionale UNESCO
  • 2003 KYOTO – Consiglio Mondiale sull’Acqua – 3° Forum Mondiale sull’Acqua
  • 2006 CITTA’ DEL MESSICO – Consiglio Mondiale sull’Acqua – 4° Forum Mondiale sull’ Acqua
  • 2009 INSTANBUL – Consiglio Mondiale sull’Acqua – 5° Forum Mondiale sull’Acqua
  • 2012 RIO DE JANEIRO – Conferenza delle Nazioni Unite
  • 2012 MARSIGLIA – Consiglio Mondiale sull’Acqua – 6° Forum Mondiale sull’Acqua
  • 2015 DAEGU – Consiglio Mondiale sull’Acqua – 7° Forum Mondiale sull’Acqua
  • 2018 BRASILIA – Consiglio Mondiale sull’Acqua – 8° Forum Mondiale sull’Acqua, Brasilia – marzo 2018
  • 2022 JOHANNESBURG – Conferenza delle Nazioni Unite

 

[1] https://joint-research-centre.ec.europa.eu/jrc-news_it

[2] https://www.cimafoundation.org/news/neve-in-italia-laggiornamento-della-situazione/

[3] https://drought.climateservices.it/bollettino-italia/bollettino-febbraio-2023/

[4] Comunicato stampa del Consiglio dei Ministri n. 27 del 6 Aprile 2023

[5] PNALM (2020). La collaborazione fra il Parco e l’ENEL sta favorendo la biodiversità del Lago di Barrea.

[6] Wan, W., Zhao, J., Li, H.-Y., Mishra, A., Hejazi, M., Lu, H., et al. (2018). A holistic view of water management impacts on future droughts: A global multimodel analysis. Journal of Geophysical Research: Atmospheres, 123, 5947– 5972. https://doi.org/10.1029/2017JD027825

[7] Nella categoria del micro idroelettrico rientrano tutti gli impianti alimentati idroelettrici di potenza elettrica non superiore ai 100 kW.

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