Tradizione e attualità nella Laudato si’

Tradizione e attualità nella Laudato si’

di Vincenzo Stabile*

Sin dalla nascita nel 1978, i Gruppi di Ricerca Ecologica hanno sostenuto un concetto di ambiente in cui fosse ben delineato un ordine basato su un caposaldo a cui ispirarsi nell’azione quotidiana: il Sacro.

Nel momento attuale, rispetto al tema ambientale questa impostazione tradizionale condivide il medesimo approccio della Lettera Enciclica Laudato sì[1], partendo dal concetto di “Creato”.

Come giustamente osserva Chantal Del Sol[2], «con la fine della Cristianità in Occidente si torna al politeismo».  La religiosità in effetti non muore mai, ma segue una legge fisica che non ammette il vuoto; essa è insita nell’uomo, che è costretto a dare un senso alla vita, alla morte, alla sofferenza.

Con una bella immagine data da uno storico americano, Joseph Bottum, «come se nel corso del XX secolo i cieli si siano letteralmente schiantati sulla terra […] la religione tradizionale dell’Occidente, trascendente e monoteista, non è stata semplicemente cancellata e sostituita dal nulla, è stata lentamente soppiantata da politeismi immanenti […] ecco perché oggi in Occidente abbiamo discendenti degli epicurei, seguaci di Buddha, persone che baciano gli alberi, adoratori delle balene, ecc,ecc. L’ecologia prende il posto di una nuova religione e in questo caso è il panteismo […] infine, è la fede nella dignità sostanziale dell’essere umano che viene cancellata per far posto ad una dignità conferita dall’esterno, sociale e non sostanziale, come avveniva prima del cristianesimo»[3].

Un momento di declino, quello attuale, con fenomeni caratterizzanti come la “cancel culture” e l’ecologia concepita come pareggiamento gnostico tra uomo, piante e animali, a sostituire la concezione cristiana del Creato.

La chiave di lettura della Laudato Sì che, a nostro avviso, è più vicina ad un’idea ambientale organica, è il perseguimento della bellezza: la bellezza del Creato, della natura, del paesaggio.

La difesa del paesaggio, che i GRE hanno sempre perseguito[4], ha una fondamentale importanza. Concordiamo con Andrea Dell’Asta, il quale ha ripercorso l’Enciclica seguendo il filo conduttore della bellezza: «Il concetto di bellezza ha attraversato tutta la storia dell’Oriente e dell’Occidente. La sua elaborazione è sempre stata al centro del pensiero filosofico e teologico, sin dagli albori della nostra civiltà. È sufficiente pensare al mondo greco in cui il termine “kalòs” significa contemporaneamente bello e buono in una fusione tra etica ed estetica. La parola bellezza è centrale anche nei testi biblici: nel libro della “Genesi”, in cui il momento della Creazione è concepito come una vittoria della forma sull’informe, su ciò che non ha vita, su tutto quanto si presenta come indifferenziato ed indistinto, Dio, separando i diversi elementi del mondo, la luce dalle tenebre, il secco dall’umido e popolando la terra di vegetali e animali, per creare alla fine l’uomo e la donna, si compiace della propria Creazione»[5].

Al paragrafo 21 l’Enciclica fa riferimento al ricordo che hanno gli anziani che «in molti luoghi del pianeta ricordano con nostalgia i paesaggi di altri tempi, che ora appaiono sommersi di spazzatura».

Nelle due preghiere che concludono l’Enciclica viene richiamata l’invocazione di San Francesco: «camminiamo cantando perché al di là del Sole, alla fine ci incontreremo faccia a faccia con la bellezza di Dio».

Sulle affinità dell’Enciclica con il modello di vita francescano ritorna Andrea Dell’Asta che racconta come il Santo di Assisi invitava a riconoscere nella bellezza del Creato la presenza stessa di Dio. Uno dei modi da lui suggeriti era di lasciare incolto una parte dell’orto del convento, «perché la vegetazione selvaggia cresciuta senza l’intervento della mano umana potesse divenire un rimando all’autore della vita», anticipando così un approccio ecologicamente più evoluto al rapporto con la flora spontanea.

La custodia del Creato è dunque una vocazione della vita cristiana, ma anche una responsabilità individuale e collettiva.

Nei primi scritti diffusi dai G.R.E.[6], veniva valorizzato il Medioevo in quanto non rappresentava affatto un’epoca buia, come nella comune vulgata, bensì in esso vi era l’esaltazione del collettivo di fronte al personale; la casa poteva essere anche modesta ma non la Cattedrale, progettata per contenere l’intera comunità e costituire un pilastro della civiltà cristiana. La quantità dei consumi era limitata con il riciclo degli elementi accessori alla manipolazione e trasporto degli alimenti, in una dimensione certamente più ecocompatibile.

Il senso della difesa del paesaggio che i GRE stanno conducendo non è la difesa dei giardini di un’èlite, la quale è in grado di mantenere e difendere i suoli di cui è proprietaria, ma è invece in un’ottica collegiale così come più volte ribadito nella “Laudato Sì”.

Non a caso essa si ispira a San Francesco e al “Cantico delle Creature”[7], da cui prende il titolo stesso e da esso trae lo spunto. Non solo per un ecologismo integrale per la cura della casa comune, ma anche per lo sradicamento della miseria e l’accesso equo per tutti alle risorse del pianeta.

La società moderna ha perduto quei valori di morigeratezza della civiltà cristiana ed è impregnata dalla “cultura dello scarto” con le terribili conseguenze dell’inquinamento che trasforma la terra in un immondezzaio.

Di pari passo ad una “conversione ecologica”, l’Enciclica punta all’obiettivo dello sradicamento della miseria e della mancanza dell’essenziale, come l’accesso all’acqua potabile «diritto umano fondamentale e universale radicato nell’inalienabile dignità dell’uomo».

Viene trattato il tema della biodiversità denunciando che a causa nostra «scompaiono migliaia di specie vegetali e animali che i nostri figli non potranno vedere».

Il «deterioramento dell’ambiente e quello della società colpiscono in modo speciale i più deboli del pianeta». Un concetto che ci riporta a quanto abbiamo sostenuto sulla società dei consumi rispetto alla civiltà cristiana medioevale. E nell’Enciclica rappresenta un collegamento fondamentale: un vero approccio ecologico deve essere anche sociale[8].

Il consumismo attuale, oltre ad un danno diretto dovuto alla “cultura dello scarto”, porta all’emarginazione selettiva di una parte dell’umanità e ad una «spensierata irresponsabilità nella gestione del Creato», per cui bisogna addirittura auspicare di dover «creare un sistema normativo per assicurare la protezione degli ecosistemi». Non possiamo, insieme a tutti i veri ambientalisti, che associarci a tale auspicio ed essere soddisfatti del recente inserimento della tutela dell’ambiente e della biodiversità nella Costituzione della Repubblica italiana[9].

L’enciclica spazia in molti altri campi riguardanti il rapporto dell’umanità con la Terra, nel quadro di un’ecologia integrale che «è inseparabile dal bene comune» e va dall’«opzione per i più poveri» alla cura delle “comunità aborigene” quali ricchezze culturali dell’umanità.

Di fronte all’acclarata esigenza di un’economia più attenta ai problemi etici e ambientali, alla necessità di una «nuova regolamentazione dell’attività finanziaria speculativa», l’Enciclica denuncia l’inefficacia dei vertici mondiali sull’ambiente che «non hanno risposto alle aspettative». Per questo sono necessarie decisioni politiche coraggiose e nuovi modelli di governo dei popoli.

Ancora più importante delle decisioni politiche, a monte, vi è la necessità di «puntare su un altro stile di vita attraverso educazione e formazione, che portano ad adottare stili di vita più sobria con la rinuncia cristiana al superfluo».

Anche questo concetto è proprio di chi ha a cuore l’ambiente, come i Gruppi Ricerca Ecologica che tanto puntano sull’attività educativa, in primis nella scuola.

La conclusione non può essere che imperniata sulla speranza cristiana, a partire dai sacramenti e in particolare dall’Eucaristia che «unisce cielo e terra» e «ci orienta ad essere custodi di tutto il Creato».

 

*dott. Vincenzo Stabile

Componente del consiglio direttivo dei GRE E.t.s.

già Comandante regionale della Campania del Corpo Forestale dello Stato


[1] Lettera Enciclica Laudato si’ del Santo Padre Francesco sulla cura della casa comune. 24 maggio 2015

[2] Chantal del Sol. La fin de la chrétienté: L’inversion normative et le nouveau âge. Cerd, 2021

[3] Joseh Bottum. An Anxious Age: The Post-Protestant Ethic and the Spirit of America. Crown Pulishing, 2014

[4] www.paesaggioitalia.it

[5] Andrea Dell’Asta. La bellezza oltre l’estetica nella Laudato si’. Aggiornamenti Sociali, aprile 2016

[6] Alessandro Di Pietro. Dossier Ambiente. Edizioni Europa

[7] San Francesco d’Assici. Il Cantico delle Creature. 1226

[8] Murray Bookchin. The Modern Crisis. AK Press, 1998

[9] GRE. Costituzione, vittoria storica. Ma è un punto di partenza. 10 febbraio 2022

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