Una trasformazione radicale, quella della montagna, negli ultimi 50 anni: spopolata, marginalizzata, nel migliore dei casi relegata a Disneyland salutista.
Con due ulteriori minacce: i nuovi impianti di risalita con ampliamento dei bacini sciistici (sia nelle Alpi che negli Appennini) e l’impatto del mini-idroelettrico (che segna in particolare le Alpi).
Anche la mancanza di neve e il drammatico scioglimento dei ghiacciai mettono in crisi l’economia locale, con la dismissione e l’abbandono di insediamenti edilizi relativamente recenti e legati al turismo stagionale, spesso all’origine di grandi calamità naturali.
E se fosse un’opportunità? In una montagna sempre più verde che bianca a causa dei cambiamenti climatici, è ora possibile valutare attraverso scenari specifici i potenziali effetti sull’organizzazione territoriale delle “terre incolte”, come pure sulla qualità paesaggistica ed ecologica e la disponibilità di risorse naturali, fino a quelli sull’economia e la vita degli abitanti della montagna, anche consolidata nei secoli.
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